Le Canzoni di PIERLUIGI CAPPELLO

Abbiamo tutti un grosso debito verso i poeti.

Ho trascorso una vita a leggere e ascoltare le sapienti lezioni di professori che parlano di come bisogna farsi intendere dai bambini.

I versi di Cappello, invece, non sono lezioni, ma illuminazioni sulle emozioni delle piccole creature, sguardi sui moti della natura in un angusto giardino, metaforiche miniature del macrocosmo, in cui si consuma il nostro vivere. Una vera scuola, fuori dalla scuola.

I poeti sono i fari dell’esistenza.

Attraverso i versi dei poeti possiamo esplorare gli “inniò”: i luoghi che ragione, scienza, fede e ideologia non sanno rischiarare.

Il debito nei confronti di Pierluigi Cappello l’ho sentito fin da subito.

C’è voluto del tempo, qualche anno, ma ora un modesto contraccambio musicale è compiuto.

Grazie, Pierluigi!

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M. Zuccante: CANTI DI NATALE

Nelle celebrazioni del Natale, la presenza di un coro, che intona una carola popolare, è immancabile.

Il coro, nel patinato immaginario collettivo natalizio, costituisce quel “quadretto” di voci che “scalda” l’atmosfera e la carica di emozione.

Uno stereotipo al quale il grande pubblico è affezionato.

D’altro canto, una folta schiera di musicisti arrendevoli, non esita a soddisfare l’appetito delle orecchie più deboli, con il manierismo lezioso e sdolcinato di facili arrangiamenti.

L’intenzione – alquanto ambiziosa – di questa raccolta è, invece, quella di suffragare di decoro artistico una serie di motivi natalizi, selezionati fra tanti, più o meno noti.

Che significa?

Restituire una certa compostezza stilistica a melodie che differiscono per origine storica e provenienza geografica.

Sottolineare le sfumature musicali, facendo leva sul dialogo alla pari tra voci e strumenti.

Cogliere le digressioni espressive del testo letterario, al fine di evitare un certo appiattimento musicale, altrimenti dato dalla ripetizione (“alla buona”) delle singole strofe.

Non rinunciare alla generazione di complessità (sul piano polifonico e contrappuntistico), suggerite dagli spunti tematici di un patrimonio musicale tutt’altro che sterile.

Quindi, pur nella consapevolezza che non si realizza la “magica” atmosfera natalizia senza un richiamo ai motivi canori tradizionali, questa raccolta si spinge oltre la confezione del solito “ri-arrangiamento”, per sconfinare nell’elaborazione di una più appagante – almeno così è stato per l’autore – “ri-creazione”.

In fin dei conti, l’autentico spirito del Natale non è quello che celebra la rigenerazione?

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Scorribanda n.23

Ralph Vaughan Williams: Three Shakespeare Songs

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.70, Maggio, 2023

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Scorribanda n.22

Kurt Weill: Kiddush, per tenore, coro a 4 voci e organo

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.69, Gennaio, 2023

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Scorribanda n.21

Hugo Distler: Mörike-Chorliederbuch, op. 19

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.68, Settembre, 2022

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Scorribanda n.20

Franz Schubert: Gesang der Geister über den Wassern, op. 167, D. 714

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.67, Maggio, 2022

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Dalla vita alla morte e ritorno, in due minuti!

Le ultime pagine della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi sono travolgenti.
Come se non bastasse tutto quello che si è ascoltato prima, Verdi concentra nei due minuti conclusivi una fantasmagoria di immagini sonore estreme, che superano i limiti dell’immaginazione.
Ogni volta che ascolto questo passaggio, provo la sconvolgente sensazione di intravedere per un attimo quello che c’è dall’altra parte.
Quel do acuto del soprano solo squarcia il limite, come se fendesse il velo che separa la vita dalla morte.
Una musica che rapidamente porta allo sgomento, che trascina alla visione dell’oltretomba. Quindi, con altrettanta stringatezza, riporta alla dimensione terrena, e si spegne in una sublime salmodia.

Aveva ragione il vecchio direttore del mio Conservatorio: «Alla fine, il Beppino mette tutti nel sacco!»

 

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Prestazione d’ascolto

Recentemente, ho assistito a un concerto di musica da camera in una sala prestigiosa.
Ingresso gratuito, pubblico non particolarmente numeroso.
In programma musiche di piacevole ascolto. Anzi, due capolavori: il Quintetto per pianoforte di Schumann e quello Op. 81 di Dvořák. Esecuzione ben curata e coinvolgente.

E, all’uscita, una sorpresa!

Gli stessi musicisti hanno omaggiato gli ascoltatori con alcuni gadget: borse in tela, mini block notes, chiavette usb con la registrazione dei brani eseguiti in concerto.
Che gesto carino! Dopo avere ascoltato gratuitamente della buona musica, mi sono portato a casa dei regali.
Ma, ripensandoci, non dovrebbe essere così.
Le cose, ormai, vanno alla rovescia: si spende per acquistare la disponibilità a farsi ascoltare.

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L’uso di servire un piatto unico

Ho assistito a uno spettacolo di Ute Lemper e ho maturato questa impressione.

Ci sono cantanti – forse, sarebbe meglio definirli artisti – che hanno il potere di amalgamare e omologare canzoni che, in origine, presentano caratteri stilistici, espressivi e di contenuto molto diversificati.

Ora – senza nulla togliere ai meriti della performer tedesca – non mi convince del tutto un approccio che, sul piano vocale, scenico e degli arrangiamenti musicali, mischia Weill, musica klezmer, motivi di Broadway, chansons francesi e Bob Dylan in un piatto, in cui prevale un’unico – seppur originale – gusto interpretativo.

Ripeto, non è mia intenzione sminuire Lemper – si potrebbero citare altri casi analoghi di cantanti-artisti che imboccano sempre strade “a senso unico” – ma, francamente, auspicare la differenziazione interpretativa, quando gli autori e i generi sono vari, lo ritengo ragionevole. Un presupposto che, di sicuro, mette al sicuro da “tirate soporifere”.

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Scorribanda n.19

Philippe Hersant: Tristia

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.66, Gennaio, 2022

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