DEMOS GRACIAS AL SEÑOR
per coro misto e percussioni (2000)
di Osvaldo Golijov
Si tratta di un brano contenuto ne La Pasión según San Marcos (2000).
In generale La Pasión di Golijov – moderna trasposizione delle monumentali passioni bachiane – si presenta come un grande affresco sonoro ambientato nel continente sudamericano. Nella partitura gravitano le voci, i ritmi e le percussioni, tratti soprattutto dalla tradizione cubana e brasiliana; s’immaginano le processioni dei «cori di tre villaggi che scendono dalla sommità delle montagne» (Golijov); emerge il background originario africano della musica latino-americana.
Il testo de La Pasión è in lingua spagnola, ma – come afferma lo stesso autore – si tratta di una lingua “africanizzata”, nel senso che – nell’articolazione delle frasi più insistenti – prevale l’accento sull’ultima sillaba («Demos Gracias al Senór»), ulteriore enfatizzazione ritmica anche nell’uso della parola.
Demos gracias al Señor
que su amor es eterno.
Demos gracias al Señor
y alabemos su nombre,
cantemos al Señor
que su amor es eterno
él es el Salvador.
Aunque tiemble la tierra
demos gracias al Señor
que su amor es eterno
él es el Salvador,
él reina allá en lo alto.
Cuando viene la muerte
y me enreda en sus lazos,
cuando me hallo preso
de miedo y dolor
y la angustia me alcanza
yo le canto al Señor.
Tiembla, tiembla tierra…
Aunque tiemble la tierra
y muerte viene a buscarme
yo te canto Señor
alabemos al Señor
cantamos, alabamos,
te damos las gracias Señor.
In Demos Gracias al Señor le voci del coro sono accompagnate dal ritmo di tre tamburi, 2 bombo leguero della tradizione argentina (uno in primo piano, l’altro subalterno) e uno spring drum che fa da risonanza. La scrittura corale è diatonica. Il pezzo si apre con la fervente e devota intonazione in pianissimo dei contralti.
La pressante scansione sillabica delle parole rimane sospesa – «come un’ondata» – su lunghi suoni, per la cui durata emerge il pattern ritmico dei tamburi.
Lo spessore della sonorità aumenta con l’aggiunta di un “aureola” di altri suoni lunghi, che circondano la febbrile scansione del testo.
Demos Gracias al Señor è un pezzo che cattura per la forte tensione che lo pervade. Non cede mai il senso di sgomento dei fedeli di fronte alle avversità (le minacce della natura, la morte incombente, la paura, il dolore, la tristezza), né la loro speranza e ferma fiducia nella misericordia di Dio. Anzi, questo umano sentimento di opposizione cresce e si rafforza. Dal pianissimo iniziale, alle clamorose aperture in ottava, all’incalzante e strepitosa perorazione omoritmica conclusiva.
L’apoteosi è raggiunta quando le voci “gridano” ripetutamente in eclatante omoritmia «Anche se la terra trema e la morte viene a cercarmi, io ti canto, o Signore…»
Golijov definisce questo brano una variazione-corale sulla canzone Todavia Cantamos di Victor Heredia. Una canzone del 1984 dedicata ai desaparecidos della guerra sucia argentina. La corrispondenza con questa fonte di ispirazione si percepisce sia sotto il profilo melodico, che sulla base di una certa analogia sul piano concettuale.
Todavía cantamos, todavía pedimos,
todavía soñamos, todavía esperamos,
a pesar de los golpes
que asestó en nuestras vidas
el ingenio del odio,
desterrando al olvido
a nuestros seres queridos.
Todavía cantamos, todavía pedimos,
todavía soñamos, todavía esperamos,
que nos digan adónde
han escondido las flores
que aromaron las calles,
persiguiendo un destino
¿Dónde, dónde se han ido?
Todavía cantamos, todavía pedimos,
todavía soñamos, todavía esperamos,
que nos den la esperanza
de saber que es posible
que el jardín se ilumine
con las risas y el canto
de los que amamos tanto.
Todavía cantamos, todavía pedimos,
todavía soñamos, todavía esperamos,
por un día distinto,
sin apremios ni ayuno,
sin temor y sin llanto,
porque vuelvan al nido
nuestros seres queridos.
Todavía cantamos, todavía pedimos,
Todavía soñamos, todavía esperamos…
Osvaldo Golijov, Demos Gracias al Señor (2000), per coro misto e percussioni
Victor Heredia, Todavia Cantamos (1984)