HÁROM ÖNARCKÉP
per coro misto a cappella (1981-1984)
di György Kurtág
György Kurtág ha proseguito, con coerenza e puntiglio, la via degli aforismi musicali weberniani. È approdato ad uno stile in cui formalismo e espressione stanno in perfetto equilibrio. Alta precisione e controllo delle strutture, da un lato, meticolosa individuazione della sfumatura espressiva che s’intende comunicare, dall’altro. Nella sua musica si coglie il lavoro di cesello sui frammenti e di riduzione della materia ad oggetti sonori essenziali. Oggetti sonori di concezione ora semplice, ora complessa. Un’arte, quella del compositore ungherese, che non è sfoggio gratuito di abilità di scrittura, ma messa a fuoco di quei nuclei che costituiscono la quintessenza del linguaggio musicale.
Három Önarckép (Tre Autoritratti) costituiscono un sottociclo all’interno della raccolta Eight Choruses, op. 23, su poesie di Dezső Tandori (1981-1984). L’intero lavoro è stato eseguito per la prima volta dai BBC Singers, diretti da John Poole, a Londra, nel 1984.
Negli Három Önarckép Kurtág mette a fuoco tre situazioni espressive differenti.
Il primo brano ruota attorno alla sensazione di sprofondamento nella palude, a cui si allude nel testo poetico: scivolamenti cromatici, glissati e cluster che, per densità, raggiungono il totale cromatico. Come si diceva sopra, il quadro generale di indeterminatezza è reso attraverso la precisione dei dettagli. Ecco, infatti, come il compositore dispone le scale cromatiche.
Assoluta essenzialità nel secondo brano. Esplorazione della sonorità corale attraverso la netta distinzione di tre sole parti. Il canto dei tenori circoscritto da due linee estreme: bassi e voci femminili. Là dove si raggiunge il culmine del fervore e dell’abbandono espressivo (“Arioso”), la tessitura è spinta alle massime distanze, per richiudersi, in conclusione, nello spazio minimo.
Nel terzo Önarckép la definizione di un suono quasi orchestrale rende necessaria una complessa suddivisione della massa corale. La creazione di evanescenti sfumature timbriche richiede il supporto di più parti, ciascuna nettamente delineata. A proposito della complessità della suddivisione della massa corale prevista in alcune situazioni dell’intero lavoro, l’autore precisa, nella prefazione, che l’esecuzione richiede 16 cantori per ciascuna voce, cioè 64 elementi.
https://www.youtube.com/watch?v=3l4Iyj3qwtg
Come non ricordare, nel fremito delle quintine che nel terzo Önarckép circondano le singole note, il superbo movimento finale di Stele (capolavoro orchestrale di Kurtág), in cui un accordo vibra ripetutamente sulle quintine, a un ritmo più lento e inquietante.
https://www.youtube.com/watch?v=GXDyfW-l0Go