ORATIONES
per coro e organo
Un lungo periodo di siccità ha caratterizzato i mesi appena trascorsi. Ecco come si presenta attualmente l’alveo del torrente che scorre dalle mie parti.
È quello stesso torrente che, qualche anno fa, esondò, provocando pesanti danni.
Era usanza nella civiltà contadina e montanara celebrare riti processionali (le cosiddette rogazioni), allo scopo di invocare condizioni climatiche favorevoli a un buon raccolto e di scongiurare eventi dannosi. Liturgie di antica origine pagana, ma che la Chiesa cattolica – soprattutto nelle piccole comunità – ha sempre assecondato.
Attualmente rimane traccia di queste antiche liturgie nella Grande Rogazione di Asiago, che si tiene il sabato che precede l’Ascensione.
Durante le rogazioni il prete e i fedeli si alternavano nella recitazione di litanie, evocanti immagini assai vivide e suggestive:
A fulgure et tempestate… Libera nos Domine!…
A flagello terraemotus… Libera nos Domine!…
A peste, fame et bello… Libera nos Domine!…
Ut fructus terrae dare et conservare digneris… Te rogamus, audi nos!
Ut pacem nobis dones… Te rogamus audi nos!…
Questi testi stimolano l’invenzione musicale. Sono parole che immediatamente si traducono in rappresentazione sonora.
Nel 1991 ho composto le prime due orazioni, per coro e organo, e nel 1997 ho aggiunto la terza, per soli, coro e organo, a completamento del trittico.
Nella prima orazione (Ad petendam pluviam) si chiede il ristoro della pioggia contro la siccità. Nella parte dell’organo echeggia fiacco un ritmo di note ribattute, debole e misera sequenza di gocce di pioggia.
Da nobis, quaesumus Domine
pluviam salutarem:
Psallite Deo nostro in cithara
Qui operit caelum nubibus:
et parat terrae pluviam.
Ut congruentem pluviam
concedere nobis digneris:
Te rogamus audi nos.
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Nella seconda orazione (Contra fulgurem et tempestatem) un minaccioso borbottìo di tuoni lontani (pedale dell’organo) spaventa la gente.
Libera nos Domine
a fulgure et tempestate.
A domo tua, quaesumus, Domine,
spiritales nequitiae repellantur:
Et aerearum discedat
malignitas tempestatum.
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Nella terza orazione (Pro aeris serenitate) uno squarcio di cielo sereno prende il sopravvento. Dopo un fragoroso cluster dell’organo, il soprano solista intona un Gloria Patri di conforto e gratitudine.
Adduxisti, Domine,
spiritum tuum, super terram.
Et prohibitæ sunt pluviæ de cœlo.
Domine, exaudi orationem meam.
Et clamor meus ad Te veniat.
Ad Te nos, Domine,
clamantes exaudi,
et aeris serenitatem
nobis tribue supplicantibus.
Te rogamus audi nos.
Et ne nos inducas in tentationem.
Sed libera nos a malo.
Ut fidelibus tuis
aeris serenitatem concedere digneris,
Te rogamus audi nos.
Gloria Patri et Filio
et Spiritui Sancto.
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Insomma, Peccatores, Te rogamus audi nos.
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