Qualche giorno fa, si è svolto, sull’Altopiano della Lessinia, un evento, che ha visto la partecipazione di migliaia di persone.
Sorvolo sui contenuti della manifestazione.
Ciò che mi ha colpito, è stato il suo epilogo.
La folla, radunatasi al cospetto di una sorta di officiante, si è esibita in un’orazione: “La preghiera per la Lessinia”.
Al di là delle parole pronunciate, le persone hanno riprodotto l’effetto sonoro di una preghiera collettiva (o, più precisamente, di una litania), come quelle che si ascoltano nelle chiese.
È evidente che si è voluto rappresentare una forma di liturgia laica della natura, nella natura.
L’episodio mi ha suggerito un accostamento.
Anche in ambito corale, assistiamo a raduni e assembramenti, che terminano con momenti di open singing (così li chiamano).
Situazioni particolari, che si differenziano dal concerto. Nel concerto, infatti, c’è separazione tra gli esecutori e il pubblico. Ma al centro dell’interesse di entrambi c’è l’opera artistico-musicale.
Nell’open singing, invece, tutto gravita attorno a un gioioso coinvolgimento di body and soul: abbraccio comunitario, omologazione, benessere spirituale; apoteosi dell’internazionalismo, dei simboli, dei miti, delle utopie; museificazione dei luoghi.
E la musica, che ci sta a fare?… forse è solo un veicolo.