Alfredo Casella, musicista europeo ante litteram: «si può dire che sin dalla mia formazione artistica, non vivessi che per lo scopo di realizzare un’arte non solamente italiana, ma anche europea».
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il musicista torinese – poco più che trentenne – rientra dalla Francia (dove aveva compiuto l’apprendistato artistico), per assumere la cattedra di pianoforte presso il Liceo musicale di S. Cecilia in Roma.
I drammatici avvenimenti storici gli ispirano, nel 1915, la composizione di Pagine di guerra, op. 25, per pianoforte a quattro mani. Il lavoro è dedicato ai suoi mecenati, Conte e Contessa di S. Martino e Valperga.
Si tratta di quattro brevi brani, suggeriti dalla visione di riprese cinematografiche di guerra, che venivano proiettate nei cinematografi dell’epoca.
Le quattro immagini sonore (o meglio «films musicali», secondo la definizione dell’autore stesso) fotografano quattro luoghi geografici precisi, quattro aspetti emblematici dell’immane conflitto: nel Belgio, in Francia, in Russia, in Alsazia.
In generale, lo stile musicale dei pezzi risente della «manifesta la crisi che travagliava […] la mia coscienza d’artista, crisi che aveva soprattutto origine nel dubbio tonale che Schönberg aveva determinato in me». Ma le Pagine di guerra, più che della lezione di Schönberg, risentono dei “modernismi” assorbiti frequentando le avanguardie parigine di inizio secolo: stratificazioni politonali, cromatismo dissonante, parallelismi armonici, veemenza ritmica, effetti timbrici.
I. Nel Belgio: sfilata di artiglieria pesante tedesca
Il pianoforte percussivo evoca la parata di enormi macchine da guerra. Scuote l’osservatore la cupa mostruosità dei pachidermi d’acciaio che avanzano. Innegabile il compiacimento dell’autore che – alla pari di tanti artisti avanguardisti – qui, subisce il fascino del dualismo “macchina-modernità”.
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II. In Francia: davanti alle rovine della cattedrale di Reims
La vista delle rovine della Cattedrale di Reims non è accompagnata dalle sonorità fiabesche e mitologiche, come nella Cathedrale engloutie di Debussy. Ma, quella descritta, è una panoramica di sgomento di fronte al profilo spettrale delle mutilazioni subite dal monumento architettonico. L’accordo conclusivo, è una traccia di cromatismo integrale.
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III. In Russia: carica della cavalleria cosacca.
La forza d’urto dei cavalli asiatici si riversa sull’ascoltatore come un’ondata ritmica sempre più incalzante e travolgente. Si percepiscono gli echi dell’agitazione ritmica del Sacre stravinskiano.
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IV. In Alsazia: croci di legno…
Una desolante ninna nanna accompagna la vista di un cimitero di guerra. Il timbro pianistico di “una corda” produce un effetto raggelante. Si leva un canto alieno in 2/4 (una nenia infantile?), che si sovrappone all’ostinato ritmo di berceuse (6/8). Quindi, sul terminare, si coglie, in eco lontana, una straniata citazione de La Marsigliese. Reminiscenze mahleriane.
[audio:https://www.maurozuccante.com/wordpress/wp-content/audio/es4-Casella-PagineDiGuerra.mp3]Una curiosità.
Le Pagine di guerra impressionarono Giacomo Puccini.
Racconta lo stesso Casella: «Il 12 gennaio 1919, Molinari diresse all’Augusteo le Pagine di guerra che avevo poco prima strumentato. Per la prima volta dopo il gennaio del 1916, il lavoro giunse in fondo (è vero che dura appena otto minuti) senza proteste né interruzioni né scandali. Parve questa già una enorme vittoria. Giacomo Puccini che assisteva al concerto volle conoscermi ed ebbe per questo lavoretto parole di alta lode che mi fecero grandissimo piacere. La sua conoscenza del resto del fenomeno musicale contemporaneo del quale egli era attento ed acuto osservatore si attestava sempre profonda e «aggiornata». Non vi era lato del problema sonoro che egli non studiasse a fondo e sul quale non fosse in grado di discutere con reale competenza. Era anche un uomo infinitamente simpatico ed affabile e rimasto modestissimo malgrado il suo enorme successo».
Quando si dice “l’onestà intellettuale”!
E’ il periodo in cui Puccini inizia a dedicarsi alla composizione di Turandot.
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Alfredo Casella, Pagine di guerra (1915), per pianoforte a quattro mani
Giacomo Puccini, Turandot (1915)