Leonora, protagonista femminile de La forza del destino, fugge dall’insopportabile sorte che tormenta la sua anima. Trova rifugio nell’isolamento di un eremo. Espiazione, redenzione, catarsi e pace l’attendono. Ma prima sul suo capo viene invocata la benedizione della Vergine.
E’ uno dei momenti magici dell’opera. In esso si fondono la ieratica salmodia – cantata dall’austero coro maschile di monaci – e l’aria lirica – intonata dalla commossa voce di Leonora. Sacro e mondano s’incontrano in una sintesi musicale armoniosa e sublime.
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A Cortemaggiore – il paese natio della madre – si dice che Giuseppe Verdi si recasse spesso a pregare presso un altare minore della locale Basilica, su cui campeggia un dipinto intitolato La resurrezione di Maria, di Francesco Scaramuzza (1805 – 1886). Sulla tela appare una Vergine portata in cielo da una folta schiera di angeli. Tradizione vuole che sia stata proprio questa immagine ad ispirare al compositore la scena dell’opera.
Pur esistendo una trascrizione per voci infantili e pianoforte (1937) di Achille Schinelli, Mario Mora mi ha chiesto un nuovo adattamento per voci bianche e arpa, di questa celebre pagina verdiana.
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L’omogeneità connaturata della formazione di voci bianche impedisce di mantenere una netta opposizione timbrica, come quella tra soprano e coro maschile. Ho cercato, comunque, di conservare uno schema di antagonismo, inventando tre voci soliste che si elevano, planano, s’intrecciano e penetrano il corpo sonoro del coro.