Scorribanda n.6

Goffredo Petrassi: Coro dei morti

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.36, Settembre-Dicembre, 2011

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Scorribanda n.5

Verdi e Dante

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.27, Settembre-Dicembre, 2008

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Scorribanda n.4

Il coro interpreta atmosfere lunari nelle opere di Giacomo Puccini

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.26, Maggio-Agosto, 2008

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Scorribanda n.3

Le opere per coro a cappella di György Ligeti

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.22, Gennaio-Aprile, 2007

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Scorribanda n.2

Bruno Bettinelli: Tre espressioni madrigalistiche (1939)

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.16, Gennaio-Aprile, 2005

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Scorribanda n.1

Luciano Berio: Una concezione moderna della musica vocale

in CHORALITER (Rivista della FENIARCO), n.11, Maggio-Agosto, 2003

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I concorsi di composizione corale

Compiuti i quarant’anni, stop ai concorsi di composizione. A partire dal 2020, basta giurato nei concorsi di esecuzione corale. Ora, fatti i 60, mi verrebbe da dire mai più giurato nei concorsi di composizione corale.
Perché? Provo a spiegarmi.
Sono stato, per diverse volte, membro di giuria in concorsi di composizione nazionali ed internazionali. Col passare degli anni, ho osservato che la qualità dei lavori presentati è peggiorata gravemente. Ecco – si dirà – problema mio; è il solito sintomo dell’età che avanza e della conseguente perdita di capacità di “leggere” la contemporaneità. Rincoglionimento, in parole povere. Può darsi. La nostalgia e la sopravvalutazione del passato, combinato col giudizio di decadimento del presente, è un atteggiamento comune (e comprensibile, dài), in coloro che si accingono a varcare la soglia della terza età.

Però, però… lasciatemi esprimere quanto segue.

È fuor di dubbio che quarant’anni fa, quando nelle classi di composizione ancora ci si misurava intensamente con il contrappunto e la fuga, gli aspiranti compositori acquisivano tutti un minimo di destrezza nel collegare due accordi “come dio comanda” e nel condurre le parti secondo un certo criterio.
Di quella scuola è stata fatta tabula rasa, in virtù di presunti modernismi e sperimentazioni, che male tollerano prassi didattiche considerate antiquate. Risultato, alcuni (molto pochi), muniti di spalle larghe, maturano autonomamente abilità tecnico-stilistiche solide; tutti gli altri (e sono tantissimi) navigano a vista, nell’illusione che l’arte della composizione musicale si riduca ad un affastellamento di suoni, secondo il principio della libera invenzione e del supposto talento di cui madre natura ha fatto loro dono.

Ad aggravare la situazione, nel senso di una totale perdita di consapevolezza del mestiere, si è aggiunta la tecnologia. I software di scrittura musicale, il cui scopo altro non dovrebbe essere che quello di superare la stesura manuale delle partiture e favorirne la circolazione in forma digitale, sono diventati, per i compositori imperiti, un inappropriato strumento di verifica del loro procedere sostanzialmente a tentoni (più precisamente in musica, “ad orecchio”).

Morale, nelle giurie dei concorsi di composizione non si fa altro che visionare una marea di improbabili partiture, che sono state realizzate attraverso ripetuti tentativi di mettere in fila un suono dopo l’altro, col proposito di emulare (attraverso maldestre operazioni di copia-incolla) altrui suggestioni sonore, oggi particolarmente in voga, e pure quelle artisticamente poco consistenti; il tutto fatto ricorrendo compulsivamente al tasto play del pc.

Prima dell’avvento del computer, c’era chi componeva al pianoforte. È vero, era più o meno la stessa cosa; ma con la differenza che, allora, bisognava avere imparato almeno a suonare il pianoforte!

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Lavorare con Mario Mora

Mi è stato chiesto: «Com’è lavorare con Mario Mora?». Al momento, non ho saputo dire granché. Ci ho ripensato. Questa è una storia esemplare.

Estate 2016. Mario vuole inserire nel programma di Natale Hark! the herald, angel sing, una melodia di Felix Mendelssohn, che accompagna un testo di C. Wesley, entrata nella tradizione anglosassone nella versione armonica di W.H. Cummings. Mario vuole mantenere il controcanto superiore, che D. Willcocks ha utilizzato nella terza strofa. Insomma, si tratta di ridurre da voci miste a voci pari e riformulare prima e seconda strofa, mantenendo l’impianto tradizionale del canto.

Primo passaggio. Si familiarizza con il canto, durante la vacanza-studio: direttore, compositore e I Piccoli Musici.

Quindi, mi metto al lavoro sul serio.
Libero un po’ le parti dalla rigida verticalità, inserendo qualche movimento in imitazione, giusto per valorizzare anche le linee interne.
Esecuzione dopo esecuzione, il brano prende nuove forme.
Altre richieste di Mario: prima con organo e tromba, l’anno dopo con organo e violino.

Natale 2021, Basilica di Assisi, eccolo nella versione definitiva. Orchestra d’archi e la parte della tromba “un po’ più spinta” (brava la prima tromba della RAI), in una veste che richiama lo stile barocco.

Cinque anni per tre minuti di musica!

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Quarantena musicale #02

Nel 1705, il ventenne Johann Sebastian Bach affrontò un viaggio a piedi di circa 400 chilometri (da Arnstadt a Lubecca), per ascoltare Dietrich Buxtehude, allora famosissimo maestro nell’arte organistica, alle prese con le Abendmusiken.

Lubecca, Marienkirche, prima del 1942

Oggi, un giovane studente, arricchisce la propria formazione comodamente da casa, aderendo a un percorso di approfondimento, offerto dalla didattica a distanza. Opportunità tecnologica, attraverso cui si è cercato di compensare la forzata interruzione degli spostamenti, a causa del Covid-19 (tra l’altro – a detta di alcuni – un riassetto, che, in futuro, potrebbe costituire un vantaggio per il decongestionamento e il rispetto dell’ambiente).

Ma il coinvolgimento emotivo, determinato dal fatto di essere fisicamente presenti, gioca un ruolo fondamentale nell’esperienza formativa: imprime ad essa il marchio dell’apprendimento indelebile.

Inoltre, quanto forte e impellente dev’essere stata la motivazione che spinse un giovane, all’alba del XVIII secolo, ad affrontare e sopportare la fatica di un viaggio di 400 chilometri a piedi «per apprendervi vari aspetti relativi alla sua arte» (sono parole di Bach stesso)!

Probabile ritratto di Bach da giovane

Fatica del tutto imparagonabile all’agio, in virtù del quale, d’ora in avanti, sarà possibile (anche per capriccio, o noia) accedere a specializzazioni on-line.

Insomma, il valore di un’esperienza formativa di alto livello è dato anche dal costo fisico che ne comporta l’accesso.
Sono convinto che “muovere il culo” (mi si perdoni l’espressione) faccia bene, anche in questo senso.

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Quarantena corale #3

Gradualmente, le curve dei contagi scendono e l’emergenza sanitaria si attenua.

Ma il mondo corale, da subito trasferitosi in rete, con un’overdose di virtual choir, è ancora fermo al palo. Trattenuto, nella ripresa, da allarmanti previsioni di nuovi focolai, che potrebbero essere alimentati dai “vapori” delle onde sonore reali.

Non si perdono d’animo i “masterizzatori” (https://www.maurozuccante.com/wordpress/masterizzatori.html). Convertono in digitale i loro sermoni. Ed ecco (complice la maneggevolezza della piattaforma Zoom), il ricco fiorire di videoconferenze (ma webinar fa più figo) su tematiche, più o meno attinenti alla musica e al mondo corale, in particolare.

E così, si ristabiliscono i ruoli. Da una parte, l’oligarchia dei “masterizzatori” a pontificare; dall’altra, i cantori (illusisi, per poco, di mantenere una parvenza di protagonismo con le “cantate a distanza”), ad ascoltare e a cliccare like.

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