M. Zuccante: Manolo, sei organista, direttore di coro, compositore affermato, studioso e docente. E’ ovvio che parliamo di ruoli che si integrano perfettamente. Ma una propensione, una preferenza, per l’uno o per l’altro ce l’avrai. Insomma, cosa vuoi fare da grande?
M. Da Rold: Io da grande vorrei essere sereno continuando a fare musica, non ho una propensione particolare anche se ventiquattro anni di direzione di coro onestamente mi hanno segnato molto come musicista, vorrei continuare a fare musica con tutta la passione che ho, consapevole dei miei limiti e delle mie capacità e sicuramente vorrei avere più tempo per comporre.
M. Zuccante: Nel periodo di apprendistato, chi sono stati, in concreto, i maestri che hanno acceso in te la passione, hanno favorito la vocazione per la composizione e la direzione di coro? E poi, a quali modelli e autori del passato e contemporanei ti sei preferibilmente avvicinato e ispirato fin da subito per la composizione corale?
M. Da Rold: È una domanda talmente complessa che mi sarà difficile essere sintetico, perché sono stati molti i musicisti che hanno contribuito ad accendere in me la passione per la musica corale, alcuni legati alla mia città, ossia Belluno; ricordo le splendide esecuzioni, vere e proprie lezioni di prassi di polifonia antica e di canto gregoriano, di mons. Sergio Manfroi scomparso da poco e che ricordo con immenso affetto e gratitudine; ricordo vivamente Lamberto Pietropoli che con le sue semplici ed eleganti elaborazioni ha arricchito il repertorio di storici cori bellunesi. Ricordo con tanto tanto affetto il mio caro amico Paolo Bon e il suo cortile nella sua casa vicino a Feltre in cui passavamo ore a parlare di ‘arcaico’… Al di fuori della mia realtà cittadina ricordo con grande ammirazione Piergiorgio Righele: ho impresso nella mente quando quindicenne rimasi letteralmente a bocca aperta al termine di un concerto dei Cantori di Santomio; e poi i Philippine Madrigal Singers che nel 1994 cantarono per la prima volta a Mel, fu uno spettacolo di funambulismo corale che mi colpì tantissimo. Ma ci sono stati due musicisti che hanno inciso davvero profondamente sulla mia formazione; al conservatorio arrivò un nuovo docente di esercitazioni corali, l’allora giovanissimo Gianmartino Durighello. Il contatto con lui fu determinante per il mio approccio allo studio della composizione e mi aprì letteralmente la mente a nuovi orizzonti compositivi ed esecutivi. La mia riconoscenza va soprattutto a Nevio Stefanutti, l’uomo che ha creduto in me prima che ci credessi io stesso… è stato lui a spingermi quasi di forza nel mondo corale portandomi a seguire corsi di perfezionamento, ad ascoltare i concorsi, a sentire tutti i concerti possibili ed immaginabili; nel 1994 io fondai il mio primo coro e lui… ci ascoltò, venne spesso a sentirmi suonare l’organo, poi nel 1996 mi chiamò ad accompagnare la Corale Zumellese e nel 1998 scelse me come successore… un vero e proprio padre musicale!
Per quanto riguarda gli autori che mi hanno particolarmente segnato in quegli anni di studio e gavetta sotto la guida di Amedeo Aroma non posso, da organista, non parlare di Bach. Quando lo studi così tanto e così approfonditamente ti rimane dentro e la sua musica assoluta continua ad accompagnarmi tutti i giorni. Poi Monteverdi che adoro e De Victoria, ma anche Palestrina.
Nell’ambito della musica (allora) contemporanea rimasi particolarmente colpito dai compositori del nord. Non dimentichiamoci che in quegli anni cadeva il muro di Berlino e, come al crollo di una diga, fummo sommersi da centinaia di nuove partiture provenienti in particolar modo dall’area Slovena e soprattutto Baltica, e quindi Arvo Part, Urmas Sisak, Vitautas Miskynis e molti altri. Successivamente l’ascolto della musica della scuola minimalista scandinava mi permise di esplorare nuove sonorità e nuovi colori a tal proposito le composizioni di autori come Thomas Jennefelt rappresentano veri e propri studi sulle potenzialità sonore del coro. In Italia l’amore per il canto popolare e l’etnomusicologia mi fece intraprendere un cammino lungo ed approfondito nell’affascinante mondo dell’elaborazione numerosi autori, tra cui anche tu caro Mauro, sono diventati indirettamente miei maestri e gran parte del repertorio profano della Corale Zumellese dei miei primi anni di direzione vedeva elaborazioni di Sandro Filippi, Battista Pradal, Mauro Zuccante, Elena Camoletto, Marco Crestani, Orlando Dipiazza, Enrico Miaroma, Mario Lanaro, Piero Caraba, e molti molti altri grandi artisti dell’arte dell’elaborazione.
M. Zuccante: Difficile negare che un compositore aspiri ad essere riconosciuto per l’originalità e il fascino delle proprie opere; che ambisca ad essere apprezzato in virtù di un profilo artistico inconfondibile. Come, in tal senso, inquadreresti il tuo stile attuale?
M. Da Rold: Un filosofo che mi sta particolarmente antipatico diceva «Mann ist, was er isst» ossia «l’uomo è ciò che mangia». Beh, per certi sensi aveva ragione. Io nella mia vita ho fortunatamente ‘mangiato’ veramente tanta musica, e tutta quella musica ha lasciato in me un segno. Il canto gregoriano, lo studio severo del contrappunto e della fuga, Bach e l’organo, l’amore per la grande polifonia la passione per il canto popolare e poi Mendelssohn che mi ruba il cuore… altrettanto significativi per me sono stati alcuni autori contemporanei di cui sovente eseguo le loro musiche con il mio coro e ho la fortuna di averli come amici (qualcuno mi fa pure le interviste). E’ innegabile che ci siano delle formule compositive di Gianmartino Durighello o di Javier Busto, di Ivo Antognini, di Miskinis, Whitacre, Lauridsen, Stroope o Arvo Part, e mi fermo perché la lista sarebbe davvero lunga, che mi hanno emozionato e pertanto sono rimaste scolpite come suggestione psichica indelebilmente nella mia memoria e quindi nella mia sensibilità musicale. Ecco, o sono l’incontro di tutto questo, e nella mia musica cerco di far parlare le mie esperienze musicali con il mio linguaggio. Le maestre pronunciavano la fatidica frase: dillo con parole tue… io cerco, di avere un linguaggio diretto, semplice, ma non scontato, scrivo se ho voglia di scrivere, se ho tempo… ma soprattutto se ritengo di avere qualcosa di interessante da dire. Altrimenti sto zitto e suono. Scrivo per passione e odio le commissioni che mi vincolano nelle scelte e mi fanno sentire il fiato sul collo. Il mio obiettivo finale è che la mia musica piaccia a chi la canta a chi la ascolta ma pure un pochino a me.
M. Zuccante: Uno degli aspetti fondamentali della composizione corale – e, più in generale, vocale – riguarda il trattamento del testo letterario. Il conseguimento di un soddisfacente rapporto parola-suono è uno degli scopi primari per il compositore. Dalle scelte e dal modo di trattare il testo emergono i saperi, le mediazioni, i riferimenti culturali del compositore stesso. Parla di come i tuoi vissuti intellettuali si traducono in una visione estetico-musicale personale.
M. Da Rold: E’ la parola che comanda! La relazione testo-musica è fondamentale, il repertorio madrigalistico esalta questo primario legame e io credo che un musicista non possa prescindere da considerare il testo vincolante nel momento in cui si accinge a comporre un’opera corale. Credo pure possibile inventare figure retoriche che rientreranno poi nel tuo linguaggio personale. Tra i miei lavori più recenti ci sono tre madrigali. Il madrigale Mille, il madrigale del ritorno e il madrigale del diniego, in cui oltre a molte figure retoriche classiche cerco di inserirne di mie: si può esaltare la parola con il ritmo, con l’armonia e con la melodia e per me è un gioco bellissimo!
M. Zuccante: Da qualche tempo, i tuoi lavori sono accolti con successo all’estero, in particolare negli Stati Uniti. Ritieni che ci siano dei motivi particolari per cui il tuo modo di comporre incontri il favore delle compagini corali americane? Inoltre, per quella che è la tua esperienza, reputi che, al di fuori dei confini nazionali, un compositore possa trovare più facile sostegno nella diffusione e nella valorizzazione delle proprie opere?
M. Da Rold: E’ una domanda che mi sono posto anch’io… perché la mia musica piace agli americani? Ho potuto conoscere personalmente moltissimi statunitensi e tutti hanno in comune una cosa, ossia un linguaggio comunicativo molto diretto, e, anche nell’esposizione di concetti profondi, sono molto semplici e sintetici, forse anche la lingua inglese aiuta a creare questa forma mentis… e forse anche la mia musica è così.
Pubblicare negli Stati Uniti è difficile. Mi sono proposto a molte case editrici, ma, a differenza che in Italia, lì, una volta scelto un autore, scatta un meccanismo veramente funzionale di promozione di divulgazione che in Italia non c’è. Lì i cori tra l’altro fanno a gara per avere un brano da eseguire in prima assoluta e il rapporto compositore-direttore è veramente stretto e costruttivo.
M. Zuccante: Fatto salvo il tuo principale impegno con la Corale Zumellese di Mel, dedichi parte del tuo tempo anche alla formazione delle voci bianche. Ti occupi dell’avviamento dei bambini al canto corale, facendoti carico di predisporre pure un adeguato repertorio. Quali linee guida segui nella creazione di canti che siano validi e accattivanti, sia sul piano didattico che artistico?
M. Da Rold: Io credo che la cosa più importante affinché un bambino impari a cantare sia che abbia qualcosa da cantare! Mi spiego meglio, siamo immersi in un mare di musica incantabile perché priva di melodia, e quindi la prima cosa che cerco è che vi sia una melodia oltre che facilmente assimilabile anche didatticamente funzionale. Io compongo per i miei piccini, e man mano che essi crescono inserisco delle difficoltà tecniche da superare con gradualità. La voce dei bimbi è uno strumento delicato, va trattato con cura, ma oltre alla voce bisogna curare l’orecchio e il gusto musicale.
Io per esempio amo far cantare ai miei bimbi oltre alle composizioni di colleghi e amici compositori, anche molti canti popolari per la loro spiccata cantabilità melodica, e perché, citando l’amico Paolo Bon, l’arcaico fa parte di noi stessi e quindi è di immediata comprensione ed esecuzione, ma anche perché mantenere la memoria delle tradizioni, ma semplicemente un dovere di noi educatori.
Poi crescono ed entrano nel coro giovanile e allora lì le mie composizioni per ragazzi tendono ad essere più libere e si avvicinano allo stile che utilizzo per i cori misti polifonici.
M. Zuccante: La musica sacra è un terreno che ti è familiare. Liturgia, concerti nelle chiese, sono contesti in cui, chi fa un mestiere come il tuo, si trova frequentemente ad operare. Ma può capitare di scontrarsi con le direttive contraddittorie delle autorità ecclesiastiche. Qual è la tua esperienza in merito? E, come compositore, ti senti investito di un ruolo nell’ambito della comunità ecclesiastica, o la tua produzione sacra scaturisce da necessità spirituali prettamente individuali?
M. Da Rold: La musica liturgica che viene attualmente cantata nelle nostre chiese è quasi tutta brutta, e spesso pure cantata male. Formulette melodiche poverissime, ma ancora più preoccupanti sono i testi adottati… banali, tristi e a volte ridicoli.
La celebrazione liturgica è di per se stessa un’opera d’arte e il cammino escatologico di noi fedeli è assimilabile alla crescita culturale, morale ed intellettiva che l’opera d’arte compie in chi la ammira o la ascolta. Chi assiste alla celebrazione liturgica deve uscire dal tempio più maturo e con un grado di consapevolezza superiore rispetto a quando è entrato. Questa crescita si ha solo con la bellezza, la bellezza delle azioni rituali, la bellezza dei concetti contenuti nella Parola, la bellezza dell’ambiente: il tutto che ci fa intuire la Bellezza e la Bontà assoluta di Dio che è Tob. La musica non può non essere bella, ma bella significa profonda, intelligente, il cammino di anabasi verso Cristo lo possiamo attuare non rimanendo ancorati per terra con banalità utili soltanto ad accattivare il popolo visto come pubblico di show! Le canzonette o peggio le musiche da fiction come quelle composte da mons. Frisina sicuramente non fanno bene… ma dico io cosa abbiamo fatto di male noi in Italia per meritare Frisina mentre in Inghilterra hanno Rutter… si vede che peccano meno di noi.
Cito sempre il grande Bepi de Marzi ai miei allievi di liturgia (materia che ho il piacere di insegnare in conservatorio) quando dice «una notte di sudore con la barca in mezzo al mare» cosa significa? Oppure «Quando Bùssuro allà tua poorta» che, con gli accenti sbagliati, sembra un canto dei cacciatori di bisonti… e potrei andare avanti. I compositori bravi ci sono eh, ci sono pure i cori e i direttori che lavorano meravigliosamente in ambito liturgico, basti pensare al Coro Nazionale della C.E.I. diretto da Marco Berrini che propone sempre repertori consoni e raffinati.
Ci può essere musica semplice, cantabile, gioiosa e contemporaneamente bella! Basta saper scegliere bene e la Chiesa in questi ultimi anni ha scelto sempre piuttosto male. Per non parlare del Canto Gregoriano messo nel dimenticatoio e la scarsissima preparazione dei giovani sacerdoti che in seminario non cantano più.
Per tornare a me, quando mi accingo a scrivere un mottetto su di un testo sacro sto facendo un atto di fede, sinceramente non ho mai pensato che le mie composizioni potessero essere sacre ma non liturgiche. Non c’è la musica per la liturgia, la liturgia è essa stessa musica nel suo divenire e nel suo comunicare come Dio è Logos e quindi suono e quindi musica per antonomasia.
M. Zuccante: Sei regolarmente protagonista di successo nelle competizioni di canto corale e di composizione corale. Inoltre, in virtù dei numerosi riconoscimenti ottenuti, vieni sovente chiamato a ricoprire il ruolo di giurato. Dimmi le tue considerazioni in merito ai concorsi: luci e ombre, se ci sono.
M. Da Rold: Io non amo le competizioni corali, la musica è arte e non competizione. Comunque reputo il concorso un ottimo mezzo (non un fine) per lavorare in maniera meticolosa su un repertorio, per quanto riguarda i concorsi corali, o su una nuova composizione, per quanto riguarda i concorsi di composizione. E’ inutile nasconderlo, esce fuori l’orgoglio e il desiderio di dimostrare il proprio valore e allora si lavora con maggiore attenzione.
Il mondo dei concorsi in Italia rispecchia il mondo della Coralità Italiana che come si vede chiaramente tende a valorizzare punte di diamante create ad hoc e si dimentica della base e di chi lavora veramente. Oltretutto un mondo chiaramente diviso a causa di scelte politiche poco oculate e poco intelligenti, ma non mi dilungo su questi aspetti che mi interessano poco e mi auguro solamente che il futuro sia migliore, che le tante risorse che abbiamo vengano tutte giustamente ed equamente valorizzate e che il mondo corale non sia come gli altri mondi italiani ove il nepotismo, la raccomandazione e la pacca sulla spalla fanno da padrone.
M. Zuccante: Una riflessione sullo stato della musica corale veneta. Una regione, il Veneto, che, già in passato, ha espresso realtà corali di notevole livello. I musicisti della generazione a cui appartieni vanno assumendo, in ambito regionale, un ruolo di riferimento. Come valuti il contributo delle nuove leve in termini di mantenimento, rinnovamento e rilancio della coralità veneta?
M. Da Rold: La coralità veneta gode di ottima salute, In questi ultimi anni si sono avviate attività e operate scelte veramente felici, prima fra tutte l’accademia Righele, ma anche il Festival della Coralità Veneta, il Meeting per voci bianche di Bassano e poi lo storico corso di MeI e molto altro ancora. I musicisti della mia generazione e di quella immediatamente precedente hanno, giustamente come dici tu, seminato abbastanza bene, e vedo che anche quelli della generazione immediatamente successiva, stanno facendo cose egregie, cito solamente tre cari amici come Francesco Grigolo, Matteo Valbusa e Maurizio Sacquegna io infatti sono il vecchio saggio di un quartetto di amici (grandi amici) dal buffo nome di Le Sexyaltere.
Posso però assicurare che anche i giovani direttori veneti stanno crescendo proprio bene, nel Veneto vige ancora la passione per la coralità vera, quella che nasce dal lavoro sul territorio, quella del maestro che ‘costruisce’ il suo coro formando i coristi e arrivando anche a toccare livelli artistici veramente eccelsi. Nel Veneto fortunatamente si rifugge dalla mentalità dei cori fatta con i migliori coristi dei cori esistenti che si scambiano fra di loro (ma che poi sono sempre gli stessi) mentalità questa, funzionale solamente al successo dei direttori stessi e atta ad una promozione commerciale della coralità, ma non adatta alla crescita globale: a medio lungo termine questo costume porterà ad un impoverimento della base solida a cui codeste realtà vacue attingono.
M. Zuccante: Il corso estivo di Mel, cresciuto e consolidatosi negli anni, ha acquisito fama di rilevante punto di riferimento, per la formazione dei direttori di coro. Tu ne sei stato, fin dalle origini, vigile ispiratore e animatore. Che bilancio ti senti di fare e, nel caso ci sia qualcosa da modificare, cosa cambieresti per il futuro?
M. Da Rold: Il corso di Mel è un appuntamento veramente speciale, io dico sempre a tutti i ragazzi che un direttore prima di dirigere il proprio coro e fare delle scelte importanti deve sapere ‘dove si trova’ e ‘dove vuole andare’ ossia essere consapevole dei propri limiti e cercare di superarli, ma anche delle proprie capacità cercando di valorizzarle. Il corso di Mel serve proprio a questo, non è un corso di perfezionamento, è un corso in cui si lavora sul proprio io, sulla vocalità individuale, sulla gestualità, sull’approccio comunicativo direttore-coro e tale filosofia è stata premiata, tanto che alla segreteria dell’ASAC quest’anno sono arrivate 32 iscrizioni che hanno reso il coordinamento del corso abbastanza impegnativo, e sicuramente in futuro dovremo ripensare la distribuzione delle giornate durante la settimana di lavoro. Devo assolutamente dire che anche i tre docenti di questo triennio (Dario Tabbia, Matteo Valbusa e Paolo Piana), si sono dimostrati veramente eccezionali, oltre che didatticamente e artisticamente anche umanamente.
M. Zuccante: In conclusione, Manolo, dato l’itinerario fin qui percorso, e dato il lungo tragitto che ancora si prefigura davanti a te, prova ad esprimere – per quanto sia possibile in poche parole – le ragioni di soddisfazione fin qui sperimentate, e cosa ancora ti aspetti di positivo negli anni a venire.
M. Da Rold: Io non ho mai avuto nessuna grande ambizione di successo nella mia vita artistica, e le tante soddisfazioni che si sono susseguite in questi ventiquattro anni di direzione corale hanno rappresentato sempre una sorpresa rendendo la mia esistenza magica e gratificante! I riconoscimenti, i successi, le splendide esecuzioni, ma anche gli errori e i fallimenti, poi le produzioni che mi hanno affidato, ma soprattutto le persone meravigliose che ho sempre incontrato mi fanno sentire una persona privilegiata.
Devo ammettere che ho avuto sempre dalla mia parte una meravigliosa famiglia e una moglie molto comprensiva (fortunatamente corista anche lei) e poi una seconda famiglia che è cresciuta con me negli anni che è la mia Corale Zumellese. In essa si sono succeduti centinaia di coristi, molti dei quali non cantano più da anni, ma, la gratitudine che ho nei loro confronti è e sarà sempre immensa. Ho poi la grande fortuna di insegnare in un conservatorio meraviglioso in una delle città più affascinanti d’Italia che è Matera e anche lì ho conosciuto persone stupende alcune di esse cantano nei miei cori materani che sono Il coro da Camera E.R. Duni in collaborazione con il mio amico Carmine Catenazzo e il gruppo corale rinascimentale The Ma.Ma Singers.
Ora ho ripreso a suonare l’organo e in questo periodo sto accompagnando Sara Cecchin bravissimo soprano del mio coro e, devo dire, per quanto riguarda l’organo, che il primo amore veramente non si scorda mai, anche se le ance si scordano sempre… ma sono dettagli!
Dal futuro non mi aspetto nulla, voglio che sia sempre una sorpresa come è stato fino ad oggi!
Corale Zumellese di Mel (BL)
M. Da Rold, “Vi adoro”, Corale Zumellese, M. Da Rold, dir. |
MANOLO DA ROLD è nato a Belluno nel 1976, ha conseguito i diplomi in Organo e Composizione organistica al Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto, e in Musica Sacra presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma con il massimo dei voti e la lode, successivamente ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento per l’organo, la direzione corale e la composizione sotto la guida di diversi docenti (G. Graden, S. Kuret J. Busto, C. Pavese, L. Rogg, L.F. Tagliavini, M. Ciampi, A. Aroma, G. Durighello, G. Kirschner, N. Stefanutti, B. Zagni, G. Zotto ecc.).
Si è esibito sia come solista che in duo o in trio con cantanti e strumentisti partecipando a numerosi concerti e rassegne organistiche nazionali ed internazionali.
Ha diretto numerosi gruppi vocali e strumentali e dal 1998 è direttore della Corale Zumellese di Mel, coro polifonico misto con al suo attivo oltre 700 concerti in tutta Europa e oltre oceano alla guida della quale ha conseguito primi premi e premi speciali della giuria a concorsi corali nazionali ed internazionali.
È direttore e fondatore dal 1999 del piccolo coro voci bianche “Roberto Goitre” di Mel composto da bambini di età compresa fra i sette e gli undici anni. È direttore del Coro Giovanile di voci bianche “Roberto Goitre” di Mel composto da ragazzi dai dodici ai sedici anni con il quale svolge intensa attività concertistica.
È fondatore e direttore del coro maschile “Melos” Valbelluna,
Ha diretto in prima assoluta opere di Javier Busto, Ivo Antognini, Piero Caraba, Sandro Filippi, Giorgio Susana, Battista Pradal, Andrea Basevi, Manolo Da Rold e in prima esecuzione nazionale musiche di Z. Randall Stroope, Ivo Antognini, Erlend Fagertun, Trondt Kverno.
Come compositore si dedica particolarmente alla musica corale polifonica sacra, alla musica per cori di voci bianche con numerose partiture di carattere didattico e alle elaborazioni di canti popolari provenienti dalla tradizione orale arcaica in particolar modo dell’area veneta, trentina e friulana, ha scritto per strumento solo e per organici cameristici.
La sua musica è pubblicata da Alliance music (USA), Ut Orpheus Edizioni, Sonitus, Edizioni Musicali Europee, ASAC, Feniarco, molti suoi lavori sono stati inseriti in numerose raccolte musicali e riviste specializzate. Ha collaborato per molti anni come compositore con la storica rivista di musica corale e didattica “La Cartellina”.
Con il maestro Sandro Filippi ha recentemente pubblicato con le edizioni Sonitus un volume dal titolo “E nell’aria si sentiva…” con elaborazioni di melodie arcaiche di area prealpina, suo anche il volume dal titolo “Storie” con partiture per cori di voci bianche a cappella e con accompagnamento pianistico.
La sua musica viene eseguita da numerosi cori in tutta Europa, Stati Uniti, Corea, Filippine, America del Sud, Nuova Zelanda.È stato il primo italiano a pubblicare con Alliance music Publications, alcune sue composizioni sono state indicate, durante la convention dell’ACDA di Salt Lake City 2015, come consigliate per i cori dei College Statunitensi.
È direttore artistico della “Rassegna Internazionale di Canto Corale” di Mel giunta quest´anno alla quarantatreesima edizione e di molte altre manifestazioni musicali.
È Commissario artistico Dell’ASAC Veneto.
Ha partecipato come relatore e direttore di coro laboratorio a numerosi convegni musicali sulla direzione corale, sul canto popolare e sulla formazione per giovani direttori, è spesso invitato come docente a corsi di perfezionamento sulla tecnica di direzione e sull’analisi e sullo studio del repertorio contemporaneo. In Europa e negli Stati Uniti è stato invitato a tenere numerose conferenze sulla sua produzione musicale.
E’ stato più volte invitato quale membro di giuria a concorsi nazionali ed internazionali di Canto Corale e di composizione.
E’ direttore del coro da Camera e docente di Formazione Corale, di Liturgia e Regia Liturgica presso il Conservatorio di Matera.
E’ direttore della Casa della Musica Zumellese affiliato all’associazione Artenuova.
Ha collaborato con l’università IUSVE di Venezia come relatore esterno sul tema “antropologia e musica” e con l’università della Basilicata sul tema “pratica della Musica Corale” nei corsi di storia della musica del Prof. Dinko Fabris.
Dal 2000 collabora con vari istituti comprensivi scolastici della provincia di Belluno come docente a corsi di alfabetizzazione musicale per alunni della scuola dell’obbligo, e come relatore e docente a corsi di formazione ed aggiornamento per insegnanti.
Ha approfondito lo studio delle discipline teologiche e liturgiche studiando presso l’“Istituto Superiore di Scienze Religiose Gregorio Magno” al Seminario “Gregoriano” di Belluno. È membro della Commissione per la Musica Sacra della diocesi di Belluno – Feltre come Coordinatore della sottocommissione per gli organisti. È membro della “Consulta Organi” della diocesi di Belluno – Feltre ed è stato membro di commissioni di restauro di organi antichi, ha pubblicato articoli, libri e opuscoli descrittivi su organi storici di rilevante interesse.È Organista nella chiesa arcipretale di Mel (BL).
|
https://www.youtube.com/watch?v=r4rKOkvrWyY&list=PLODIf96tsPgoKdmDdrn93-Ewjgip6SoEU
M. Da Rold, “Ave Maria”, Corale Zumellese, M. Da Rold, dir.