Quarantena musicale #01

Stop alle attività musicali fino al 31 dicembre 2020! È la peggiore delle ipotesi che circola.
No, dài. Facciamo gli scongiuri e speriamo in un miracolo della scienza, che ci liberi in anticipo dai vincoli catastrofici del distanziamento sociale.
Di certo, più tempo passiamo in questa condizione, più aumenta, nelle persone, la disaffezione per la vita di prima.

Da ragazzino, immaginavo un’epoca di finis musicæ. Forse, ci sarà, ma in un futuro così lontano, da non assistervi. Credo, però, che potremmo assistere, a breve, a una renovatio musicæ.

Una delle estreme conseguenze di questo stop forzato potrebbe essere, infatti, l’estinzione del concerto musicale, inteso come forma e luogo.
Che i concerti fossero in crisi, l’avevamo già capito. Pubblico in diminuzione e formato, per lo più, da persone anziane. Giovani orientati verso l’ascolto-consumo della musica, sotto forma di “pillole on-line”.
Che il rito dei concerto pubblico sia destinato, prima o poi, a finire è scritto nella sua stessa genesi. La nascita del concerto pubblico è legata all’affermazione delle istituzioni borghesi, più o meno, a partire dal XVIII sec. È prevedibile, quindi che questo tipo di manifestazione si esaurisca col tramonto di quel determinato ciclo storico.

Ma da cosa verranno sostituiti i concerti? Da una proliferazione di proposte di ascolto on-line, mediocri e standardizzate?
Per carità, che incubo! Meglio la finis musicæ.

Come insegnano le narrazioni apocalittiche, dopo uno sconvolgimento, le persone ricostruiscono a partire dalle piccole cose.
Mi piacerebbe, allora, che coloro che sanno fare musica (intendo quelli che la sanno fare veramente!), ritrovino il piacere di ripartire dal piccolo ambito, dalle piccole forme e dal piccolo gruppo. Senza tanto strepito. Senza tanta vanagloria.

Non so chi siano. Presumo una famiglia. Ma è il video più emozionante e vero, in cui mi sono imbattuto, durante questo periodo di quarantena forzata.

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