Sillabari corali: “M”

MAGNIFICAT

per coro misto a cappella (1979)

di Einojuhani Rautavaara

Composto nel 1979, questo lavoro appartiene al periodo in cui il compositore matura una propria consapevolezza stilistica, dopo essersi svincolato dalla lezione (all’epoca ancora molto adottata) della musica seriale. Per avere un riferimento, si ricorda che il Cantus Articus – la sua opera più nota – è del 1972.
Rautavaara ha dedicato il Magnificat  ad Astrid Riska, fondatrice e direttrice del Coro Jubilate di Helsinki. Il Magnificat è una composizione per coro a cappella a 8 voci miste, suddivisa in cinque movimenti.

C’è un tratto che accomuna le cinque parti. Riguarda l’aspetto stilistico. L’accoppiamento di eventi-oggetti, che scorrono su livelli sonori indipendenti. Una tecnica assimilabile al montaggio, al patchwork. La cura dei dettagli minimi è interna ai singoli oggetti sonori, è correlata alla maniera in cui essi sono definiti. Nella fase macroscopica di accoppiamento, invece, le interconnessioni tra gli oggetti vengono sostanzialmente trascurate, a favore di una giustapposizione per contrasto di caratteri (timbrici, ritmici, tonali, espressivi, o altro).

Nel primo movimento («Magnificat») gli oggetti sono: il pattern accordale fisso e di sfondo (quadriade: la, do, mi, sol), distribuito fra le parti di alto e tenore; e il duetto mosso e imitato, tra le due rimanenti voci estreme di soprano e basso.

Es. 1

Nel secondo movimento («Quia respexit – Et misericordia») l’opposizione di oggetti è data dal rapido intreccio di scale ascendenti e discendenti, per triadi parallele, eseguito dalle voci femminili; e dal vigoroso canto delle voci maschili (dapprima in ottava, quindi in canone per moto contrario), che spicca in primo piano.

Es. 2

Nel terzo movimento («Fecit potentiam») ancora opposizione tra voci femminili e voci maschili. Da una parte un motivo cadenzato e omoritmico di triadi parallele; dall’altra uno spunto melodico più libero, rubato e svolazzante, a due voci, che si muovono distanza di quinta.

Es. 3

Il quarto movimento («Suscepit Israel») presenta il missaggio tra due materiali contrastanti nel timbro: il brusìo di un rapido parlato-sillabato in pianissimo (sprechgesang dei tenori); e gli incisi melodici emergenti (bassi e alti in ottava), carichi di energia e di effetti dinamici e articolati nelle cadenze ritmiche.

Es. 4

Infine, nel quinto e conclusivo movimento («Gloria») sono abbinati le scansioni di un tricordo stretto (bassi) a una melodia (tenori), che denota richiami medievali.

Es. 5

Non s’intendano esaurite le osservazioni sui contenuti di questa composizione, che presenta sviluppi e aspetti qualitativi anche più complessi e interessanti. Non di meno, infatti, andrebbero rimarcati alcuni momenti particolarmente suggestivi e poetici, come l’evanescente conclusione del primo movimento, o la stretta finale del quarto movimento con l’elaborato canone delle voci femminili.

Es. 6

Es. 7


Ma – come si è detto – premeva soprattutto sottolineare il ricorrente apparire di eventi-oggetti sonori contrastanti, eppure giustapposti. Un connotato della scrittura, che probabilmente Rautavaara ha assimilato nell’esperienza americana di apprendistato. Sotto la guida di Vincent Persichetti e di Aaron Copland, il giovane compositore finlandese, infatti, ebbe modo di venire a contatto con alcuni standard tecnico-stilistici della musica americana del Novecento (politonalità, pandiatonismo, misture ritmico-timbriche, contaminazioni jazzistiche).







 

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