NULLI SE DICIT MULIER MEA NUBERE MALLE
per tenore e coro misto a cappella (1943)
di Carl Orff
Nulli se dicit mulier mea nubere malle è il primo verso del Carme 70 di Catullo.
Carl Orff aveva già musicato una serie di carmina del poeta latino per coro a cappella nei primi anni Trenta, ma solo nel 1941 ha pensato di recuperare quelle composizioni, per farne l’asse portante di un lavoro teatrale, da accostare ai Carmina burana.
Ordinate secondo un filo conduttore narrativo, e incorniciate da un prologo ed un epilogo – che prevedono un intervento strumentale (4 pianoforti e percussioni) -, le brevi composizioni a cappella su testi di Catullo hanno dato vita ai Ludi scaenici intitolati, appunto, Catulli carmina (1943): un’opera drammaturgica, che s’ispira all’antico genere della commedia madrigalistica (cfr. Orazio Vecchi e Adriano Banchieri).
I Catulli carmina costituiscono, pertanto, il secondo episodio della trilogia, che si apre con i più celebri Carmina burana (1937), e che il compositore tedesco ha completato in seguito con il Trionfo di Afrodite (1953).
Nulli se dicit mulier mea nubere malle costituisce l’ultimo numero del I Atto («Odi et Amo») dei Catulli carmina.
Si tratta di un piccolo brano per tenore solista (Catullo) e coro a cappella, che esemplifica bene alcuni caratteri fondamentali della scrittura corale di Orff.
Il principio dalla percussione sillabica della parola-ritmo (martellante e ripetitiva). L’irrinunciabile ricorso alla lingua latina, intesa non solo come recupero delle radici classiche della cultura europea, ma anche come idioma ricco di elevate potenzialità ritmiche. Infine, altro carattere tipico dello stile di Orff, il procedere per giustapposizione e ripetizione di motivi, e l’esclusione di qualsiasi sorta di sviluppo.
A livello formale, la composizione ricalca l’impianto poetico.
Un doppio distico elegiaco, il cui fulcro è dato dal verbo «Dicit», che apre il terzo verso e che funge da snodo concettuale del carme.
Nulli se dicit mulier mea nubere malle
quam mihi, non si se Iuppiter ipse petat.
Dicit: sed mulier cupido quod dicit amanti,
in vento et rapida scribere oportet aqua.
Ecco lo schema in base al quale Orff traduce musicalmente i versi di Catullo:
A – A1 – sospensione – B – ripresa di A1
A – Un rapido, leggero e danzante ritmo ternario scandito dalle voci femminili, per triadi parallele («la-le-ra, la, la, la, …»), accompagna il primo motivo del tenore solo («Nulli se dicere …»), che viene chiuso in eco da bassi e tenori.
A1 – Cadenza del solista («non si se Juppiter …»), sull’accordo tenuto dalle voci del coro.
Sospensione – Otto misure, in cui le voci saltellano sulle note mi, la («Dicit, dicit, dicit, …»).
B – Ripresa del ritmo danzante delle voci femminili, per terze, nel tono della dominante, e secondo motivo del tenore solo («Sed mulier cupido quod …»).
Ripresa di A1 – Ripetizione della cadenza del solista.
Questa volta la musica ben si allinea al contenuto del testo («in vento, in vento, […] et rapida scribere oportet acqua»). A livello espressivo, infatti, il madrigalismo rappresentato dal rapido saliscendi della cadenza del tenore solo sintetizza il senso argomentativo del brano: Catullo è afflitto dalla natura femminile, che è volubile; e vane sono le parole della sua donna, che si dissolvono nel vento e scorrono sull’acqua.
Il tema della donna volubile, capricciosa, girandola e infedele è ricorrente in musica.
Alcune celebri citazioni.
Mozart, Così fan tutte (1790), Atto I, È la fede delle femmine
https://www.youtube.com/watch?v=cpOW8685Mbk
Donizetti, Elisir d’amore (1832), Atto I, Chiedi all’aura lusinghiera
Verdi, Rigoletto (1851), Atto III, La donna è mobile
Bizet, Carmen (1875), Atto I, L’amour est un oiseau rebelle