VOICES OF NATURE
per voci femminili e vibrafono (1972)
di Alfred Schnittke
Alfred Schnittke ha composto Voices of nature (Golosa prirodi), per 10 voci femminili (5 soprani e 5 alti) e vibrafono, nel 1972. Il brano è stato eseguito per la prima volta nella primavera del 1975 dal Coro degli studenti del Conservatorio di Mosca, sotto la direzione di Boris Tevlin.
In origine, Voices of nature, faceva parte del commento sonoro del documentario And Still I Believe… di Mikhail Romm. Il regista è morto, però, nel 1971, lasciando incompiuto il lavoro.
In particolare, la composizione di Schnittke era inserita dopo la visione di terribili immagini di guerra, catastrofi, tossicodipendenza e rinascita del nazismo, e costituiva un episodio onirico di luce e bellezza, nettamente contrastante: montagne, foreste, cervi e la Terra vista dallo spazio.
In seguito, il compositore ha ritenuto che fosse consona anche per l’esecuzione in concerto, come pezzo d’atmosfera.
Non c’è un testo. Si tratta, infatti, di una mera monodia vocalizzata, che le voci intonano in forma di canone. Iniziando pianissimo a bocca chiusa; quindi, vocalizzando gradualmente e in crescendo, fino al fortissimo; per finire, ancora in pianissimo, a bocca chiusa. L’armonia è data dalle singole altezze, che sovrapponendosi generano una sorta di alone sonoro. A ciò si aggiunge, come elemento timbrico, il vibrafono, che raddoppia le note e concorre a sottolineare l’effetto di luminescenza.
La qualità “impressionistica” di Voices of nature si coglie immediatamente. Ma c’è, inoltre, un fattore di ricerca formale, meno intuibile all’ascolto, che è altrettanto apprezzabile.
Consideriamo la linea melodica per esteso. Una specie di scala, per cui le voci si arrampicano dal re dell’ottava bassa, al la bem. acuto, per ridiscendere e arrestarsi al re dell’ottava alta. La monodia è interrotta da due fratture accordali, in cui le voci si dividono.
In sintesi la melodia si presenta come una graduale conquista di intervalli sempre più ampi.
Il brano, quindi, è strutturato come nell’immagine seguente. Una forma, in sezione aurea, la cui separazione è segnata dal punto culminante del crescendo dinamico (triade di do min. in fortissimo).
Si osservi, infine, che la melodia, pur attraversando 11 suoni del totale cromatico (manca soltanto il mi naturale) ha uno sviluppo tonale: sol min. – si bem. magg. Ma sono, soprattutto, i due accordi in fortissimo (triade e settima diminuita di do min.) a connotare, come un marchio inconfondibile, la fisionomia tonale del pezzo. Ed ecco, infatti, la versione schiettamente tonale della composizione, inserita in un altra scena del documentario di Romm: